"La mia fortuna più grande", Ff ispirata ad inuyasha by giopa

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Poldy^_^
view post Posted on 26/3/2005, 14:34




1 capitolo

Stancamente aprii gli occhi, mi sentivo terribilmente debole… non riuscivo a parlare, ed avevo tanto freddo…
Improvvisamente ebbi voglia di vomitare, sentivo una terribile sensazione di pesantezza allo stomaco, come se avessi avuto una voragine aperta e sanguinante all’altezza del petto… non riuscivo a focalizzare le immagini davanti a me, e, cosa ancor più angosciante, non riuscivo a capire dove mi trovassi, perché fossi sveglia… e poi… cosa volesse dire essere sveglia…
Avevo solo voglia di riaddormentarmi, e tornare, così, nel luogo caldo e confortevole in cui avevo vissuto, ma… per quanto? Neanch’io lo sapevo.
Non riuscivo a ricordare nulla, neanche chi io fossi… ero stanca, spossata… e l’orribile sensazione di nausea non mi abbandonava. Davanti a me potevo scorgere delle figure, ancora sbiadite a causa della mia semi-incoscienza, ma non udivo alcun suono, solo il fastidioso fruscio del silenzio che mi rimbombava in testa non permettendomi di ragionare. Ero confusa, terribilmente…ma cominciavo a sentirmi agitata, angosciata: sensazione, quella, che non mi avrebbe abbandonata per i successivi otto mesi.
Dopo un tempo indeterminato, a mio avviso interminabile, sentii una mano scuotermi un braccio; fu allora che riuscii a prendere quantomeno coscienza della realtà. La nausea si faceva sempre più forte, insopportabile, e, finalmente, mi liberai del fastidioso liquido che mi impediva di ragionare, riversandolo sul pavimento. Ero sudata, di un sudore gelido, e avevo incredibilmente freddo. Sentivo delle voci… o almeno così classificai i suoni ovattati che arrivavano alle mie orecchie. Dopo essermi abituata al timbro di voce, riuscii a capire quello che questa continuava a ripetere: “Sei salva, Kagome, sei salva!”
Quella voce… una voce maschile, disperata, rotta dal pianto… era una voce così familiare… ma non riuscivo a capire a chi potesse appartenere…
Riaprii gli occhi… ora le immagini si facevano più nitide… e allora lo vidi. Un ragazzo molto particolare…non avevo mai visto, o almeno così pensavo, un ragazzo tanto strano: aveva dei lunghissimi capelli argentati, due occhi ambrati con un taglio quasi felino e… delle orecchie… così… IMPOSSIBILE! Quelle erano orecchie canine, ne ero sicura; d’accordo… ero molto confusa, ma… Mi convinsi di stare sognando, ma la gradevolissima sensazione di acido in bocca e i continui conati che mi scuotevano, mi fecero intuire che la mia visione era reale. Richiusi gli occhi, per riaprirli un attimo dopo, e ritrovarmi così di fronte lo stesso ragazzo, con il viso distrutto da una malcelata sofferenza. Piangeva. E piansi anch’io. Avrei voluto lamentarmi, urlare, disperarmi… ma dalla mia bocca non usciva alcun suono. La persona di fronte a me parve accorgersene, mi guardò con uno sguardo colmo di preoccupazione, ma talmente dolce che mi spiazzò. Ricorderò per sempre il suo sguardo in quel momento. La sua reazione mi costrinse a smettere di piangere, e feci una cosa che sorprese anche me… alzai il braccio ed accarezzai i suoi dolci lineamenti, lasciandolo pietrificato a quel tocco. All’inizio avevo paura di lui, ma poi le mie membra si mossero da sole, come se già conoscessero la strada verso cui andare. In quel momento lui mise una sua mano sulla mia, ed io ebbi un sussulto. Da quando mi ero svegliata sentii per la prima volta una calda e dolce sensazione avvolgermi; feci un sorriso a colui che aveva prodotto tutto ciò, o, almeno, provai ad abbozzarne uno, anche se non ero sicura del risultato ottenuto, e mi riaddormentai.
Al mio risveglio lui era ancora lì che mi teneva la mano. Non so spiegare bene la sensazione che provai… era un misto tra malinconia, calore e… ansia… sì, di sicuro prevaleva quest’ultima… ora che mi ritrovavo più lucida, non riuscivo a capire cosa ci facesse un “ragazzo” dalle sembianze così strane, che non avevo mai visto, accanto a me, così preoccupato e premuroso. Ci guardammo a lungo, aspettando l’uno la mossa dell’altra. Timidamente presi parola: “Chi…chi sei…tu?” Lui rimase visibilmente sconvolto e perplesso dalle mie parole e mi rispose con tono pacato e mite: “Sono io… sono Inuyasha… Kagome, non ti ricordi di me?” Quest’ultima parte fu quasi sussurrata, come per paura di una qualsiasi risposta. Ma io continuai, dovevo capire, capire cosa mi stesse accadendo: “Dove… sono? Perché la mia mamma non c’è?... Dove sono Sota… e… il nonno?” A quel punto il giovane, Inuyasha, ebbe un sussulto… ripensandoci ora, deve essere stato un duro colpo per lui scoprire che, diversamente da come si immaginava, io non avevo affatto perduto la memoria, ma, semplicemente… non ricordavo più nulla di lui. Così si fece coraggio e mi domandò: “Kagome, non ricordi proprio nulla di me? Di Miroku, di Sango… o almeno di quel pestifero cucciolo di demone-volpe di Shippo…?” Ma la mia risposta fu senza dubbio intuita da Inuyasha, attraverso la mia espressione di pura sorpresa, mista a paura… aveva forse parlato di “DEMONE”, demone come “SPETTRO”? Mi allontanai di scatto da lui… che fosse uno spettro anch’esso? E come mai mi conosceva? E poi quel nome… Shippo… Lui, come leggendomi nel pensiero, mi disse: “Tranquilla, Kagome, non preoccuparti di nulla, ma, non guardarmi con timore, ti prego… ti riporterò dalla tua famiglia… non temere”
Le sue parole mi tranquillizzarono non poco: lui conosceva la mia famiglia! Ma il suo tono di voce… era diventato vuoto, rassegnato, come di chi, ormai, ha perso ogni speranza. Mi riempì l’animo di pena e tristezza, ed ebbi una gran voglia di consolarlo. Stavo nuovamente agendo automaticamente… Con movimenti esasperatamente lenti mi aggrappai alle sue vesti e lo abbracciai di un abbraccio sinceramente riconoscente e lo ringraziai di cuore. Stavo ancora molto male, il dolore allo stomaco era tornato e mi sentivo sempre più stanca, così, cullata dalle sue dolci carezze, mi addormentai nuovamente.
Quando mi svegliai, contrariamente alle mie aspettative, il premuroso ragazzo-spettro non era più accanto a me, e subito provai un’enorme sensazione di vuoto pervadermi l’anima. Fortunatamente non ebbi modo di analizzare ulteriormente il mio stato d’animo; infatti, con mia somma gioia, entrarono in camera mia il piccolo Sota in lacrime, che, con piccoli balzi, raggiunse il mio letto e mi abbracciò spasmodicamente, seguito a ruota da mia madre, nelle stesse condizioni di mio fratello, ed infine mio nonno che, fermo davanti a me, tentava di darsi un contegno ricacciando indietro le caparbie lacrime che già avevano inondato il suo viso. Dopo avermi abbracciata e coccolata per un po’, riprese il suo tono solenne ed austero, mi guardò dritta negli occhi e mi disse: “Kagome, piccina mia, non dovrai più preoccuparti di nulla… abbiamo rispedito indietro quell’insolente ragazzino, dato che non è stato capace di proteggerti… e… mi sono occupato personalmente di sigillare il pozzo: questa volta, tesoro, non dovrai più temere nulla, Inuyasha non tornerà mai più qui – disse asciugandosi una lacrima solitaria, mentre Sota bofonchiava qualcosa a proposito di perdere un buffo compagno di giochi del quale vantarsi con tutta la sua classe…o giù di lì – quindi tu…” non fece in tempo a pronunciare tutto il suo discorso che, dietro di lui, comparve la figura, mezza bruciacchiata, dello spettro in questione…Il nonno si girò piano verso il nuovo arrivato, dopodiché sbiancò e cadde rovinosamente a terra a gambe per aria. Non potei più trattenere le risa, per la prima volta dal mio risveglio stavo ridendo di gusto, era bellissimo… in quel momento riuscii a dimenticare persino l’orrenda sensazione che gravava sul mio stomaco. Sota era felicissimo e trotterellava giocoso intorno ad un Inuyasha a dir poco esterrefatto, mentre mia madre, dapprima perplessa, si distese vedendomi ridere, ed invitò lo spettro al piano di sotto per una buona ciotola di ramen, alla quale lui non riuscì a resistere. Io non scesi a mangiare, non avevo fame, non potevo neanche prendere in considerazione l’idea di mettere qualcosa sotto i denti, data la mia precaria condizione di equilibrio fisico… Al piano di sotto tutti erano intenti a mangiare e dare spiegazione dei fatti accaduti; anche il nonno, ripresosi e più calmo grazie alle mie rassicurazioni, era sceso per ascoltare attentamente la storia di Inuyasha, storia alla quale io, inconsapevolmente, avevo deciso di non dare ascolto. Mi faceva solo un gran male la testa e due parole continuavano a rimbalzarmi nel cervello: pozzo e ramen… non capivo… due parole così… ordinarie… come mai mi turbavano a quel modo… e… cosa avevano a che fare con Inuyasha? Mentre cercavo di mettere ordine ai miei pensieri, ecco che l’oggetto in questione si materializzò davanti a me. Questa volta il suo sguardo era più sereno; mi disse di aver parlato con la mia famiglia e di aver chiarito tutta la situazione… mi disse che avrei dovuto riposare e cercare di ricordare cosa fosse successo ormai due mesi prima… che il suo compito ormai era finito… poi mi raccontò del piccolo Shippo, di come aveva sofferto per la mia assenza, di come si fosse attaccato a me, vedendomi come una figura materna… Questo mi fece sobbalzare e cominciai a tremare, mi sentivo malissimo, volevo nuovamente vomitare, non sapevo più che fare, mi sentivo così inquieta…. Solo a sentir parlare di figure materne mi veniva voglia di trafiggermi il petto, per tutto il dolore provato.
Inuyasha mi abbracciò, mi chiese perdono per la sua mancanza di tatto, i suoi occhi tornarono nuovamente tristi… Cercando di portare il discorso su toni più gioviali, mi disse che sarei dovuta guarire al più presto, perché Miroku rischiava ogni giorno di essere ucciso da Sango, che, senza i miei interventi pacificatori, stava diventando sempre più intrattabile… mi disse che erano tutti preoccupati per me, la vecchia Kaede, Myoga… e persino “quel lupastro spelacchiato” di Koga aveva fatto un viaggio lunghissimo solo per vedermi. Poi il suo volto si adombrò, lasciando intravedere una piccola goccia argentata percorrere il suo sentiero fino a raggiungere il dorso della mano del mio interlocutore, mano che teneva serrato nel pugno un piccolo gioiello rosato, al quale era attaccata una catenina.
Turbata da quella visione e da tutta la situazione appena vissuta, rimasi pietrificata senza poter muovere un muscolo, neanche quando lui mi agganciò la catenina e, titubante, posò le sue morbide e calde labbra sulle mie, in un casto bacio. “Addio…” Sentii solo questo riecheggiare senza sosta nella mia testa e nel mio cuore mentre lo guardavo sparire dietro lo stipite della porta, per non tornare mai più…
Perché mi sentivo così inquieta? Perché tanto dolore? Non riuscii più a respirare per attimi che mi parvero ore. Avrei voluto farmi forza, ma in quel momento mi sentivo enormemente debole e vulnerabile, soprattutto senza la presenza di quel ragazzo accanto a me per sorreggermi… Sorrisi amaramente dentro di me… non ero mai stata così fragile, sono sempre stata una ragazza caparbia e testarda, di grande fermezza… ma ora… senza di lui… vacillavo come una spiga di grano in balia di una bufera. Improvvisamente mi destai dalla sensazione di torpore in cui ero caduta e presi conoscenza di ciò che era accaduto… con un po’ di incertezza sfiorai le mie labbra… e mi sembrò di sentire ancora il calore delle sue, insieme alla dolce pressione ricevuta… mi sentii in paradiso, ma fu solo per un attimo, perché immediatamente mi colpì alla testa un dolore tanto acuto da farmi quasi perdere i sensi, ma allo stesso tempo debolissimo, in confronto a quello provato dal mio cuore, e mi pervase un orribile senso di colpa… sì, ne ero certa, dovevo aver fatto sicuramente qualcosa di orribile… il dolore al petto era troppo forte, troppo… da poter solo pensare di descriverlo.
Decisi che avrei dovuto riposare un po’, rimandando, così, l’analisi di coscienza che non mi faceva vivere. Mi estraniai completamente dalla vita reale, rifugiando la mia mente ed il mio corpo in uno stato vegetativo che durò parecchie settimane, finché, una mattina, lo vidi… appollaiato su un ramo dell’imponente Goshinboku nel giardino del tempio. La sua sola vista bastò a riportarmi alla realtà, facendomi balzare fuori dal letto per raggiungerlo… Avevo un estremo bisogno di parlargli; ero giunta alla conclusione che solo lui avrebbe potuto farmi finalmente comprendere cosa mi stesse accadendo. Barcollando scesi flemmaticamente le scale; le mie gambe erano intorpidite e deboli, mi formicolavano, e mi girava la testa, ma DOVEVO raggiungerlo. Attraversai il salotto con passo incerto, raggiungendo a stento la porta. Mia madre venne colta da un’improvvisa crisi di pianto nel vedermi camminare e mi raggiunse singhiozzando, cercando di capire cosa mi avesse spinta ad alzarmi dal letto… povera mamma, era così sciupata, aveva profonde occhiaie nere che mettevano in risalto i suoi occhi rossi e gonfi per il troppo pianto… in viso portava chiari i segni della disperazione. Mi resi conto solo allora di quanto il mio stato e la mia debolezza avevano provato tutte le persone a me vicine… e questa fu una ragione in più per cercare di uscire da quell’orrenda situazione in cui mi trovavo, per cercare di fare chiarezza nella mia mente confusa. Con un filo di voce, che neanche riconobbi come mia, le dissi che mi sentivo meglio, di non preoccuparsi, e che avrei voluto fare una passeggiata in giardino; ma quella capì immediatamente le mie intenzioni, e, con voce rotta dai singulti, mi disse: “Piccola mia, vai da lui… sono nove settimane che è là, immobile, che spera di vederti uscire da quella porta… non…non puoi immaginare che fatica ho fatto… solo per fargli mangiare qualcosa… Và da lui e cerca di ritrovare la tua vita… tesoro… sono sicura che ora sei pronta… In tutto questo tempo, nel tuo letto, non hai fatto altro che pronunciare il suo nome ripetutamente, continuando a scusarti, come per un orribile crimine… sono le uniche parole che hai pronunciato… sigh… sob…sob” E così dicendo, si inginocchiò coprendosi il viso con le mani, cercando di fermare quell’interminabile pianto. Io le carezzai la nuca e le diedi un bacio, mi scusai… e mi scusai ancora per tutta la preoccupazione e l’agitazione che avevo arrecato alla famiglia, ma lei restò lì, inginocchiata, scostando solo di un poco le mani che ancora le serravano gli occhi, per guardarmi con lo sguardo più dolce del mondo, quello che solo una mamma è in grado di fare.
Risoluta, anche se con passo un po’ incerto, mi diressi verso l’agognato albero. Lui era sceso dal ramo che fino ad ora era stato il suo rifugio e se ne stava lì, fermo, immobile, che mi guardava con sguardo adorante, ma deciso. Per un attimo fui infastidita nuovamente da un conato, ma, con tutte le mie forze, cercai di non dargli troppa importanza, riuscendo, così, ad arrivare all’albero sacro e a sedermi ai suoi piedi. Inuyasha seguì il mio esempio e si sedette accanto a me. Ci fu un lungo silenzio, durante il quale io cercai di ritrovare un po’ di forza, andata perduta nella mia estenuante impresa di arrivare fin lì. Poi io dissi, ritrovando finalmente la mia voce: “Ora sono pronta a capire… voglio assolutamente sapere il motivo per il quale sono legata a te… e perché mi sento così male e in colpa nei tuoi riguardi… e perché sento che quest’albero è così importante…e…” non finii di parlare che lui mi abbracciò stretta stretta… ed io provai nuovamente il tepore di quando aprii gli occhi per la prima volta… “…perché mi-mi hai b-bacia..ta”, quest’ultima frase fu solo un debole sussurro, ma lui riuscì ad intercettarlo, e lo sentii stringersi di più al mio corpo, come per trovare, in me, linfa vitale. Rimanemmo così per non so quanto tempo, poi finalmente lui parlò: “Non posso dirti il motivo per cui noi siamo legati, dovrai scoprirlo da sola, e una volta scoperto credo che sarai guarita… posso solo dirti che quest’albero ci ha fatti incontrare, e ci ha legati… per tutto questo tempo… insieme a quella sfera…” Detto questo si staccò un pochino da me, mi carezzò il volto… e le labbra. Mi accoccolai a lui, non ne compresi bene nemmeno io il motivo, e poi ripensai a ciò che poco prima mi aveva detto… aveva detto che quella sfera… ci aveva legati… D’impulso la presi in mano per osservarla meglio, fino ad allora non ci avevo mai pensato… ma, non appena la sfiorai, una serie di immagini si susseguirono davanti ai miei occhi… immagini… felici… e… tristi… RICORDI, sì… dovevano essere i miei ricordi! Finalmente avevo ritrovato la mia vita! Ero al settimo cielo!... U-un momento… Inuyasha… il MIO Inuyasha… mi aveva b-b-ba-c-cia-ta!?! Improvvisamente, però, senza darmi nemmeno il tempo di gioire con lui della fresca scoperta… venni bombardata da una serie di immagini terrificanti. “No… no… NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!! AHAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!” Urlai disperatamente mentre cercavo di divincolarmi dal premuroso abbraccio dell’uomo che amavo, il quale, però, non sembrava aver intenzione di esaudire il mio desiderio, stringendomi ancor di più a lui, accarezzandomi i capelli e piangendo silenziosamente con me… Ora avevo nella testa la fin troppo chiara situazione… mi sentivo morire… l’unico pensiero che riuscivo a comporre era il suicidio… presi la sua mano nella mia, la appoggiai delicatamente alla mia gola e tentai, invano, di far affondare i suoi affilati artigli nella mia delicata carne… ma lui mi fermò, mi guardò severamente e fece una cosa che non aveva mai fatto, ma di cui, oggi, gli ringrazio: mi schiaffeggiò… mi fece discretamente male, ed io rimasi lì, immobile, imbambolata a guardarlo con, negli occhi, puro stupore… Lui mi rimproverò con parole dure, che mai udii uscire dalla sua bocca… e allora capii… capii che non era quello il modo giusto per risolvere le cose e mi resi conto che anche Inuyasha doveva aver sofferto quanto, e forse più di me. Scoppiai nuovamente in lacrime, allontanandomi da lui e chiedendogli perdono per ciò che avevo combinato, per aver fatto soffrire tutti, per essere stata la causa della morte di interi villaggi, di persone innocenti: “S-sono solo un’assassini… sigh… p-perdonami… Inuya…sha…sob…. Perdonami… perdonami…sob… sono stata solo un intralcio per te, una fonte di preoccupazioni… sob… un’inutile e altrettanto orribile persona… sigh… sob… sob… …q-quante p-persone… sob… quante persone sono… m-morte a causa mia… sob… perdonami… perdo…sigh…nami… io… io ho rotto la sfera e dato inizio a tutto… sob… io… sono stata io a tradire la tua fiducia… a mettere a rischio la tua vita… a farti soffrire nel modo più orribile che esista… sigh… sob… SONO IO CHE HO UCCISO KIKYO!!!!!!!!! E SONO IO CHE HO MESSO AL MONDO QUEL “PICCOLO MOSTRO”!!!!!!!!!!!... SOB…SIGH… SIGH…” Mi sfogai così, vomitando sul mio caro Inuyasha tutto il mio dolore ed il mio risentimento verso le sue parole di quel giorno,… quando diede il simpatico appellativo di “piccolo mostro” al mio bimbo…
Pensandoci ora mi rendo conto che quel giorno lui era semplicemente sconvolto per ciò che accadde, ma in quel momento il mio era un semplice sfogo. Subito dopo mi sentii maggiormente in colpa, soprattutto per il fatto che lui continuava a stare in silenzio e mi guardava allibito. Capii di essere stata dura con lui… in fondo, mio figlio era proprio un “mostro”,… un concentrato di pura malvagità…
Decisi di dovergli chiedere scusa ancora una volta per ciò che ero stata in grado di dire… mi maledissi mentalmente ed aprii bocca per cominciare nuovamente a parlare, ma… “Scusami, davvero,… perdonami… Non avrei mai dovuto apostrofare tuo figlio con quelle parole… proprio io… in fondo… sei tu quella che ha sofferto di più in questa storia…”
Non potendo sopportare di più, posai un dito sulle labbra di lui, che si irrigidì e si bloccò. “Basta così…Inuyasha… Sono io quella che deve scusarsi… davvero... io… io mi sento così in colpa… Miroku, Sango… e… Shippo”… mi bloccai su quel nome, pietrificata dal senso di colpa e dalla paura di andare oltre col discorso, ma fu Inuyasha a continuarlo al posto mio: “Stanno tutti bene, piccola Kagome, …anche Shippo… proprio lui mi ha chiesto, l’ultima volta che l’ho visto, come stessi tu… e ha detto che voleva rivederti assolutamente, non appena tu fossi guarita… Tutto il tempo che sei stata priva di conoscenza c’è stato anche lui vicino a me, con te… C’è voluto solo l’impegno di Miroku e qualche “spinta” da parte mia, per farlo andare a riposare…”
“Basta, ti prego, basta, Inuyasha… Non voglio più ascoltare… Non posso più tornare nell’epoca Sengoku da loro… Non ce la farei… Ho tentato di ucciderli… sigh… HO TENTATO DI UCCIDERE IL PICCOLO SHIPPO, TI RENDI CONTO?????” Scoppiai nuovamente in lacrime, ma questa volta Inuyasha mise da parte le sue perplessità ed asciugò tutte le mie lacrime, mi prese il viso fra le mani e pronunciò sulle mie labbra le due parole che tanto avevo atteso di sentirgli dire: ti amo. “Anch’io… e tanto!” gli risposi prima di perderci l’uno negli occhi dell’altra e di assaporare il nostro primo, vero bacio. Mi addormentai tra le sue braccia, ero stremata, ma sapevo che grossa parte del lavoro era stata fatta. Fu allora che decisi di farmi curare… un periodo di terapia era doveroso per me, a quel punto… Sentii il bisogno di farmi aiutare perché quella notte, come tutte le notti per i successivi tre mesi, ebbi un orribile incubo, rivissi l’angoscia della mia disavventura, in tutti i particolari…

Edited by Poldy^_^ - 26/3/2005, 14:34
 
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Poldy^_^
view post Posted on 2/4/2005, 15:48




2 capitolo

Nel mio sogno tutto era come allora. Quel giorno, come ormai era solito, anche per motivi piuttosto futili, io e Inuyasha avevamo litigato. Mancava ormai un solo frammento al completamento della sfera dei quattro spiriti, o, almeno, questo fu quello che ci lasciò intendere Naraku; il quale possedeva l’intero gioiello. Per questo, ogni giorno, ci impegnavamo nell’arduo compito di recuperare quel frammento… man mano che passavano i giorni i nostri animi si facevano sempre più inquieti, soprattutto quelli di Inuyasha e Miroku… Dopo una discussione avvenuta “in gran segreto” una notte, i due erano arrivati a concludere che l’odiato “babbuino” sarebbe dovuto essere stato catturato entro la fine della settimana: Miroku, infatti, poteva con chiarezza riconoscere il sibilo del vento attraversargli il foro sulla mano e crescere di intensità… la sua fine doveva essere ormai prossima! Non era sicuro di riuscire ad arrivare alla fine della settimana! Era terrorizzato, a dir poco, ma non perdeva la sua proverbiale calma nel timbro vocale… con lo stesso tono di voce, infatti, fece promettere ad Inuyasha di occuparsi della dolce Sango… ne era talmente innamorato! Disse, più per sé che per altro, che l’oggetto del suo amore era indubbiamente una ragazza forte, che avrebbe superato di sicuro la sua morte… ma c’era pur sempre la possibilità che potesse compiere una sciocchezza, per amore… Poi aggiunse, quasi per sdrammatizzare la situazione, che gli sarebbe dispiaciuto molto di più morire senza poterla toccare, senza poterla avere… senza prima averla convinta ad avere un bambino da lui… Così dicendo, le sue mani andarono “casualmente” a finire sul fondoschiena della povera ed ignara Sango, la quale, però, evidentemente abituata a questo tipo di cose, non fece attendere la consueta punizione sulla testa del monaco, il quale rimase in venerabile silenzio, con un bernoccolo in testa, per svariati minuti, fino a sincerarsi del tutto dell’incoscienza della ragazza addormentata accanto a lui… “Già…” disse quello… “avere un bambino con lei… e per cosa? Per trasmettergli così la mia maledizione?!?” Dopo aver detto queste parole, il libertino si alzò e si diresse abbattuto e frustrato verso l’uscio della capanna in cui eravamo alloggiati. In quel momento mi sentii impotente e debole… posso solo immaginare ciò che provò Inuyasha… decisi quindi di fare qualcosa: mi alzai e sgattaiolai fuori dalla capanna; andai nell’unico posto in grado di donarmi la necessaria concentrazione: la foresta del Goshinboku; lentamente mi avvicinai al pozzo mangiaossa e mi sedetti, sperando che la concentrazione arrivasse il prima possibile: dovevo assolutamente captare e localizzare quel dannato frammento. Rimasi lì per qualche ora, ma non riuscii a cavare un ragno dal buco… era ormai sorto il sole e certamente di lì a poco avrei dovuto fare i conti con un più che furioso Inuyasha, pronto a riportarmi al villaggio dandomi della pazza incosciente… sì, suppongo fosse proprio questa la reazione del ragazzo che tanto amavo… ma che amavo anche per questo, no?
Ma Inuyasha non arrivò mai… al suo posto arrivò una piccola figura albina, una graziosa bimba con uno specchio in mano… KANNA! Non possedendo aura, nessuno avrebbe potuto avvertire la sua presenza… Mi misi sulla difensiva, ma non avevo neanche un’arma con me: in queste condizioni fu per lei molto semplice catturarmi, grazie anche ad un feticcio di Naraku. Mi sentii trascinare per i capelli su di un pavimento ruvido, che, a mio parere, doveva appartenere ad una vecchia abitazione. Avevo escoriazioni per tutto il corpo e mi faceva malissimo la testa… avevo una gran paura, talmente tanta che mi si gelò il sangue nelle vene quando vidi quel volto maligno studiare ogni centimetro della mia pelle. Infastidita dal suo bramoso sguardo, cercai di coprirmi il più possibile, fallendo miseramente… le mie vesti erano completamente macerate! Lo guardai con aria di sfida… non mi sarei fatta toccare neanche con un dito da quell’essere immondo! Ma questo continuava indisturbato a guardarmi, un po’ annoiato dalla mia reazione; poi proferì parola: “Finalmente… finalmente ti ho qui con me… TU… sei la reincarnazione della donna che avrei voluto possedere, della donna che ora non è altro che fango e ossa…… ma, finalmente, ti farò mia!” Esaltandosi con queste parole cominciò a smembrare il suo corpo, mostrando la sua vera natura… tutti i demoni che facevano parte di lui si erano ora tramutati in una sorta di zampe, e la sua figura assunse sembianze che attribuii più ad un ragno che ad un uomo. Quella visione generò in me un’orrenda sensazione di terrore,… Urlai con tutte le mie forze, ma ciò non servì a nulla, se non ad eccitare maggiormente il mio aggressore, il quale, non appena mi sentì invocare Inuyasha, perse completamente la ragione, scagliandosi contro di me, afferrandomi ed immobilizzandomi… Infine, con una mossa fulminea, mi penetrò, provocando in me, oltre ad un disgustoso orrore, anche un dolore lancinante, che non mi abbandonò fin quando lui, ormai sazio ed appagato, non si ritrasse da me mostrando in volto un ghigno trionfante.
Ciò che aveva riversato in me, non era altro che la parte che lui più odiava, e della quale per molto tempo aveva cercato di liberarsi: Onigumo! Ormai privo della sua parte più debole, Naraku poteva ben definirsi uno spettro completo… ma io, purtroppo, questo lo scoprii troppo tardi…
Mi disse, ridendo, di non aver più bisogno della sfera degli Shikon, gettandomela addosso con stizza, disprezzando la mia natura di essere umano. Continuò a guardarmi ridendo per qualche minuto, finché non si decise a parlare: “Prendi pure la tua sferetta e vai dal tuo MEZZO SPETTRO, sempre che lui ti voglia ancora! Ah, ah, ah… se proprio ci tieni a completare quel monile, sappi che l’ultimo frammento cui tanto anelavate, tu ed il tuo patetico gruppetto, ora si trova proprio all’interno del tuo corpo… ma non so se sarai tanto coraggiosa da tirarlo fuori! Ah, ah, ah!” Detto questo, chiamò Kagura e mi fece riportare al pozzo… una volta lì la domatrice del vento mi guardò con aria compassionevole e mi disse: “Mi dispiace, Kagome… ma vedrai, arriverà il giorno in cui noi tutti riusciremo ad ottenere la nostra vendetta su Naraku… e allora vedrai… Quel giorno… è molto vicino, lo sento!” Così dicendo sparì in una folata di vento.
Io, che fino ad allora non riuscii a proferire parola, né tanto meno a muovermi, mi convinsi che dovesse trattarsi di un orribile incubo; purtroppo mi dovetti presto ricredere… Spostando lo sguardo sul mio ventre, infatti, rimasi totalmente inorridita nello scoprire una piccola cicatrice a forma di ragno… Non ebbi nemmeno il tempo di collegare i miei pensieri in un filo logico, che mi accorsi della presenza di qualcuno accanto a me… Riluttante alzai lo sguardo………il mio amore era lì! Mi fissava come se avesse visto una scena orripilante… non sopportai di più: “VA’ VIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!! NON MI GUARDAREEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!” Riguadagnai improvvisamente la parola… ma troppa era la disperazione per ciò che era successo; mi contorsi in violente convulsioni, in preda alla follia, cercando di strapparmi i capelli e di ferirmi il più violentemente possibile, per dare un po’ di sollievo al mio spirito, finché, sfinita, crollai a terra inerme, ma ancora preda di convulsioni e tremori…
Sentii il calore di un morbido tessuto avvolgermi, e due forti braccia sollevarmi… sentivo il mio corpo dondolare insieme al vento… e… sentivo il suo cuore correre impazzito quasi fin fuori dal suo petto… Cercai di farmi forza ed aprire gli occhi, ma la vista dei suoi bellissimi occhi ambrati, ormai spenti, mi costrinse a serrare nuovamente i miei… dai quali cominciarono a sgorgare, copiose, silenziose lacrime di amaro dolore… il cuore mi faceva male, ed il dolore era tale che pensai di morire lì, in quell’istante,… in realtà, credo che l’idea non mi dispiacesse affatto…
Pensandoci ora, la cosa che più mi fece male fu proprio vedere Inuyasha in quello stato… quasi non lo riconobbi… i suoi occhi vitrei perforarono il mio animo, come fossero stati milioni di lame… e ancora oggi ringrazio i kami per avermi permesso di ritrovare i suoi occhi vispi, riempirsi di luce ogni volta che incrocia il mio sguardo.
Una volta al villaggio venni adagiata con estrema premura su una confortevole stuoia; continuavo a tenere gli occhi chiusi… non avrei mai più voluto dover affrontare lo sguardo di tutti i miei amici… Sentii distintamente le loro voci aggredire il povero Inuyasha per riuscire a capire cosa mi fosse accaduto… Sango, Miroku, Kaede, Myoga… ma soprattutto il piccolo Shippo… erano preoccupatissimi e bombardarono il mezzo spettro di domande… domande alle quali lui non poté rispondere, riuscendo solamente a lasciarsi andare ad un pianto sommesso, accasciandosi, in ginocchio, sul duro e freddo pavimento.
Decisi che fosse terribilmente ingiusto far soffrire Inuyasha in quel modo, solamente per la mia ostinata codardia; così mi feci coraggio e raggiunsi il rumoroso gruppo nella stanza adiacente la mia. “Scusatemi…”, fu l’unica cosa che riuscii a tirar fuori… ero così stanca… ed il mio timbro vocale era pressoché atono: nessuna emozione nelle mie parole… La prima a parlare fu Sango, che, con uno slancio verso di me, mi rassicurò, abbracciandomi: “E di cosa, Kagome-chan… di cosa dovremmo scusarti?... sappiamo che ti è accaduto qualcosa di terribile… nemmeno Inuyasha ha saputo dirci di più… ma non temere, noi non ti chiederemo nulla, se non vuoi parlarne non sei tenuta a farlo!” Detto questo mi accarezzò affettuosamente i capelli, scendendo fino alle mie guance, ormai inondate di lacrime. La guardai negli occhi, e ne ricevetti uno sguardo comprensivo e premuroso; spostai lo sguardo su Miroku… stessa espressione. La vecchia Kaede stava preparando il the, per cercare di far tornare tutto alla normalità, mentre la pulce Myoga cercava di far riprendere Inuyasha, seduto con la testa appoggiata alle ginocchia, con le mani intrecciate dietro la nuca. Se ne stava lì, fermo, immobile, in silenzio… avrei tanto voluto andare da lui, abbracciarlo e consolarlo, come più volte avevo fatto, ma questa volta era diverso… questa volta ero stata io a ferirlo… a morte. Non ebbi il coraggio di fare neanche un passo verso la sua direzione… Poi udii dei piccoli singhiozzi provenire dietro di me… era Shippo… si mordeva il labbro inferiore con tutta la sua forza, e tremava tutto, povero piccolo, per il gran pianto di cui era vittima. Lo guardai rattristata, mentre lui, mosso dalla disperazione, mi correva incontro gridando il mio nome. Lo presi in braccio e lo coccolai, rassicurandolo sul mio stato di salute, finché, stremato, non si addormentò. Era giunto il momento di mettere tutti al corrente dell’accaduto… anche se avrei tanto voluto evitarlo, dovevo farlo… glie lo dovevo… a tutti loro… era una cosa troppo grave… Presi quanto più fiato i miei polmoni riuscirono a contenere, ed iniziai a parlare. Quando giunsi al momento della violenza ebbi qualche incertezza, ma Sango mise le sue mani sulle mie spalle e mi fece forza… Miroku e Kaede erano seduti di fronte a me, ed entrambi avevano corrugato la fronte, mentre Inuyasha rimaneva immobile, impassibile alle mie parole, dietro di me. Andai avanti. Fu molto faticoso, doloroso, ma soprattutto umiliante, per me, raccontare di essere stata violentata, ma fu molto più doloroso vedere le conseguenze delle mie parole sui miei amici: Sango alzò istintivamente una mano alla bocca per bloccare l’urlo di stupore che l’aveva animata… Kaede e Miroku sgranarono gli occhi dalla sorpresa, Myoga cercò di dire qualcosa, ma… SKRABOOM! Inuyasha, con un pugno, aveva distrutto il pavimento… io sobbalzai e chiusi gli occhi per la paura ed il dolore che provai in quel momento… sentivo le mie viscere rivoltarsi, ed il sangue correre impazzito per tutto il mio corpo… lentamente mi girai a guardarlo… Giuro che mai avrei voluto vederlo soffrire così come quel giorno… ed era tutta colpa mia… Lui serrò i pugni, lo sguardo ancora sulle sue ginocchia… piccoli rivoli di sangue fuoriuscivano dalle sue mani… mi resi conto di aver frantumato il suo cuore…
Uscirono tutti… per darmi modo di parlare da sola con lui e tentare di calmarlo, ma non ebbi il coraggio di muovere un muscolo… Fu lui a prendere parola: “TI UCCIDERO’…”… all’inizio fu solo un sussurro, poi divenne sempre più forte, fino a diventare un urlo. Alzò la testa per guardarmi… quegli occhi… rossi come il sangue… mi fulminarono. Sentii un tuffo al cuore… Inuyasha era… era… era diventato uno spettro! Come poteva essere successo? Eppure la sua fedele Tessaiga era lì con lui… Ma certo! Dovevo essere stata io la causa di quel cambiamento! Non sopportando più di vederlo in quello stato, presi tutto il mio coraggio e, singhiozzando, mi avvicinai a lui, che mi puntava pericolosamente gli artigli contro. Desiderai con tutte le mie forze farlo tornare come prima… il mio Inuyasha… Mi lasciai cadere su di lui abbracciandolo, pronta a sentire i suoi artigli trapassare il mio corpo, ma… non accadde nulla! Lo sentii ansimare violentemente, come se non avesse avuto più aria nei polmoni. Poi lo sentii rilassarsi sotto il mio corpo, e cingermi la vita con le mani, per poi abbracciarmi, piangendo ed invocando il mio nome. Finalmente era tornato… il mio Inuyasha… Senza staccarsi da me mi chiese perdono, per non avermi saputa proteggere, ma io lo bloccai e gli dissi che ormai nulla aveva più importanza, che mi bastava avere lui ed i miei amici accanto, e che sarebbe andato tutto bene. In realtà, i nostri, erano due animi feriti, che, forse, non sarebbero mai guariti.
In quel momento mi balenarono in mente le parole proferite da Naraku… egli mi aveva detto che l’ultimo frammento della sfera si trovava dentro di me; così decisi di mostrare la cicatrice ad Inuyasha, il quale, dopo averne studiato ogni minimo dettaglio, decise che non potesse di certo trattarsi di una scheggia. Io ero comunque titubante… le parole del nostro nemico continuavano a riempirmi l’anima di angoscia; inoltre mi sentivo stanca e depressa. La testa, per il troppo pianto, mi stava scoppiando, e gli occhi sembravano aver preso fuoco, tanto era il bruciore: decisi, quindi, di andare a dormire. Quella notte ebbi un terribile incubo, e mi svegliai di colpo; tuttavia mi calmai subito: i miei amici erano tutti accanto a me! Mi resi conto sola allora della fortuna che mi era stata donata, nonostante la mia brutta esperienza. Fu proprio questa consapevolezza che mi diede la forza di reagire. Ringraziai mentalmente tutti i miei compagni e giurai a me stessa che mai più, per nulla al mondo, avrei tradito ancora la loro fiducia. Una lacrima solitaria solcò il mio viso, ed il mio sguardo si posò sul piccolo cucciolo di demone volpe che giaceva al mio fianco… era talmente dolce! Se ne stava tutto accoccolato in posizione fetale al lato del letto, con un’espressione buffissima stampata sul viso, e bofonchiava qualcosa nel sonno, aggrappandosi, con le piccole manine, al cuscino, sorridendo beatamente. Feci per riaddormentarmi, ma la calda voce di Inuyasha mi bloccò: “Kagome, ascoltami… io… vado via! Non riesco proprio a starmene qui con le mani in mano… devo andare… cerca di capire… devo trovare assolutamente quel bastardo di Naraku ed ucciderlo una volta per tutte! Non capisco che intenzioni abbia… e il motivo per il quale ti abbia restituito la sfera… né, tanto meno, riesco a capire perché ti ha detto che l’ultimo frammento lo custodisci tu, all’interno del tuo corpo! Ti prometto… te lo giuro, Kagome… questa volta quel bastardo non la passerà liscia… Ha già distrutto la vita di troppe persone… la mia, quella di Kikyo, e poi Shippo, e… la povera Sango… dopo la scomparsa di suo fratello si è aggrappata morbosamente a Miroku, ma ormai anche lui… …Spero di riuscire a fare in tempo per salvare almeno lui… Ma soprattutto lo punirò per aver osato solo toccarti… M-MALE…DETTO…” Io non potei far altro che piangere e ringraziarlo per tutto ciò che stava facendo per me… anche se avevo come la sensazione che lui volesse più che altro evitarmi… Lo lasciai andare, non avendo il coraggio di bloccarlo e abbracciarlo disperatamente con tutte le mie forze…e… accidenti! Se avrei voluto farlo… Tutto quello che riuscii a dire fu un semplice “grazie”, sussurrato tra i singhiozzi, mentre lui si allontanava sempre di più.
Passarono tre interminabili mesi da quel giorno; mesi… in cui accaddero moltissime cose…
La mattina seguente la partenza di Inuyasha fu molto movimentata: tutti, infatti, avevano intuito il motivo della sua assenza, ed erano enormemente preoccupati; inoltre Miroku stava molto male, anche se, grazie alla sua enorme forza spirituale e alla sua grande concentrazione, ci aveva assicurato che sarebbe riuscito a sopravvivere anche per un anno intero, se questo fosse bastato a rassicurare la sua amata Sango, in attesa che Inuyasha compisse la sua vendetta, anche per lui…
Inutile dire che, ora che il mezzo spettro non era più accanto a noi a proteggerci, e che il monaco non era in grado di combattere, spettava a noi donne difendere il villaggio. Shippo si mise accanto a me e mi disse di stare tranquilla, che in assenza dei “grandi”, ora era lui l’unico uomo sul quale potessimo contare,e che ci avrebbe protetti a costo della vita. Mentre parlava, però, due grandi goccioloni di lacrime erano andati formandosi ai lati degli occhi… lo presi teneramente tra le mie braccia e lo strinsi forte a me, rassicurandolo… “Inuyasha starà bene, vedrai… lui è forte, e sicuramente riuscirà a sconfiggere Naraku… e poi… lui tornerà da noi… vedrai…”
Dette più per me che per lui, queste parole riuscirono però a calmare il cucciolo, il quale si sciolse dal mio abbraccio e mi diede un sonoro bacio sulla guancia; poi andò da Kaede, intenzionato ad aiutare la vecchia a preparare degli infusi per alleviare il dolore del povero Miroku. Determinata più che mai a proteggere il villaggio da un possibile attacco nemico, presi posizione appena superata l’ultima capanna, imbracciando arco e frecce: questa volta non mi sarei di certo fatta trovare impreparata! Improvvisamente un acuto dolore si fece largo tra le mie viscere, sentii un immenso bruciore, che dallo stomaco si irradiò per tutto il mio corpo e un senso di nausea indescrivibilmente potente mi fece vacillare, in cerca di un appiglio al quale potermi aggrappare… Mi sentivo stordita, completamente incapace di ragionare o anche solo di muovere un muscolo, tanto era forte il senso di rigetto che ebbi… era come se qualcosa di immondo stesse crescendo dentro di me, prendendo forza dalla mia anima. Di colpo riaffiorarono alla mia mente le parole di naraku… del frammento… dentro di me… del coraggio di tirarlo fuori… … … Pensai di togliermi la vita per permettere al frammento di uscire fuori dal mio corpo… mi stava intossicando, ne ero certa… quel babbuino impellicciato doveva aver manomesso il frammento prima di inserirlo nel mio corpo… sì, certo! Ed ecco spiegata anche la strana cicatrice aracnoide materializzatasi sul mio ventre! Presi una freccia con uno sforzo inverecondo, la puntai verso di me e… tutt’ad un tratto il dolore ed il senso di rigetto sparirono nel nulla, così come erano venuti. Posai la freccia a terra, ansimando… ero madida di sudore, ma, soprattutto, ero stanca, stanchissima. Sentii dei passi dietro di me; mi girai e lentamente alzai lo sguardo; se fosse stato un demone, pensai, sarei sicuramente morta, date le mie condizioni. Mi sentii sollevata quando realizzai che la presenza in questione non era che Kikyo… se non altro non mi avrebbe uccisa immediatamente, senza prima chiedere di Inuyasha…
Ma lei sapeva già tutto e, con uno sguardo truce stampato sul volto si rivolse a me con astio: “Stupida! Sei solo una stupida,ti è mancato il coraggio, vero? Non hai avuto il fegato per toglierti la vita, vero? Anche se ciò dovesse comportare lo sterminio di tutte le persone che ti sono vicine, vero?” Io la guardai interrogativamente; cosa aveva voluto dire con le sue accuse? Senza aspettare la mia reazione, quella continuò: “Sei stata a letto con quel mostro di Naraku, non è così? E ti sei fatta pure mettere incinta… così ora metterai al mondo un piccolo mostro, un piccolo concentrato di malvagità… metterai al mondo colui che ucciderà il tuo amato Inuyasha!” E proseguì, senza darmi tregua: “Come credi che reagirà LUI quando lo verrà a sapere? Non credi sia meglio morire, prima che accada qualcosa di terribile?”…
Il gelo… solo questo sentii… il mio corpo era congelato e la mia anima era stata completamente svuotata… Rimasi in quella posizione, senza pensare, senza muovermi, per non so quanto tempo… non mi resi conto neanche che la mia interlocutrice fosse andata via, chissà dove… Alla fine mi rialzai… dovevo tornare a casa… Camminai come un automa fino a raggiungere la capanna della vecchia Kaede, e scoprire, con orrore, che tutti sapevano… evidentemente Kikyo era stata lì. Piansi tutte le mie lacrime; nessuno riuscì a calmare i miei singhiozzi… non riuscivo più a ragionare lucidamente… ora, alla sola idea di uccidermi o di uccidere quel… “coso” mi sentivo malissimo, come se mi esplodesse il petto… e, pian piano, cominciai a considerare il frutto di quella violenza come il mio dolce, piccolo bimbo. Inutilmente i miei compagni venivano a farmi visita, sperando in un miglioramento: io li cacciavo sempre in malo modo… non riuscivo più a sopportare la loro presenza. Provai anche a saltare nel pozzo mangiaossa per tornare nella mia epoca e trascorrere lì i mesi necessari al parto, in totale tranquillità; ma, non appena mi avvicinavo, il pozzo mi rigettava, come se fosse stata innalzata lì una barriera, apposta per me. Passò una settimana, o forse due… non avevo piena coscienza dello scorrere del tempo… ma un pomeriggio di pioggia Inuyasha tornò.
Io ero, come al solito, nella mia stanza, quando lui entrò come una furia, chiedendomi, visibilmente scosso, cosa fosse accaduto tra me e Kikyo… Gli raccontai delle minacce subite da lei e di come mi avesse ferita… Riversai anche su di lui la rabbia ed il risentimento che provavo; gli urlai contro parole orribili, ma il culmine lo raggiunsi solo quando sentii pronunciare, dalle sue labbra, le parole “piccolo mostro”, rivolte al mio bimbo… Lo cacciai brutalmente, urlandogli di non permettersi mai più di chiamare mio figlio in quel modo… quel bambino era solo mio… mio e di nessun altro! Lui, inizialmente, mi guardò torvo, ma poi tornò subito calmo e, con una dolcezza che non gli avevo mai visto, mi disse che dovevo stare tranquilla e pensare solo a riposare, e… al mio bambino…
Ancora oggi, ripensando a quel giorno, non posso fare a meno di ringraziarlo, soprattutto per avermi assecondata nella mia follia, tranquillizzandomi, anche se io so che dentro, in fondo, stava bruciando dalla rabbia…
Lo vidi girarsi e ringhiare sommessamente, mentre i suoi artigli si allungavano… sapevo cosa stava accadendo… ma, inspiegabilmente, per me non aveva alcuna importanza, nonostante l’estrema pericolosità alla quale quella trasformazione lo stava portando…Non so perché, ma il fatto che lui rischiasse di perdere la sua identità mi fece ribollire il sangue dalla gioia…
In un attimo lui sparì, riconoscendo, nei pressi del Goshinboku, il pestilenziale odore di Naraku. Anch’io ebbi un’irrefrenabile voglia di raggiungere i due in quel luogo, e mi incamminai. Dietro di me c’erano tutti i miei amici, i quali, nonostante il pessimo trattamento cui li avevo sottoposti per giorni, mi rimanevano vicini per difendermi, se fosse stato necessario. Anche Miroku, seppur in difficoltà, si era unito al gruppo, per dare una mano a sconfiggere quell’infima creatura, ma, non appena giunti all’albero sacro, ci bloccammo di scatto: la battaglia era cominciata, ed un irriconoscibile Inuyasha continuava a saltare da una parte all’altra della foresta per evitare i colpi di un Naraku visibilmente in difficoltà. La rabbia cieca ed il rancore per le immonde azioni dello spettro davanti a lui, indussero Inuyasha ad affondare i suoi affilatissimi artigli, con una sola mossa, direttamente nel cuore del babbuino, il quale, sorpreso, si ritrovò ad esalare l’ultimo respiro guardando negli occhi il suo avversario, ma con un ghigno maligno in volto. Le sue ultime parole: “Non è ancora finita”, inorridirono il mezzo spettro, il quale affondò ancor di più il colpo, finché non vide il corpo del nemico afflosciarsi su di lui, esanime. Ancora preda di un’ira furiosa, il mezzo demone attaccò ripetutamente il corpo, già martoriato, dell’odiato nemico, finché, esausto, si accasciò a terra, piangendo lacrima di sangue, per poi, finalmente, tornare normale. Ebbi un’irrefrenabile impulso di scagliarmi contro di lui… presi una freccia e cominciai a correre nella sua direzione, con intenzioni omicide, ma, ad un tratto, mi ritrovai a terra, priva di forze. Un dolore mostruoso esplose all’altezza del mio ventre; mossi la mano istintivamente verso il punto in questione, per ritrarla, inorridita, un attimo dopo: il ragno sul mio ventre stava prendendo forma! Stava uscendo fuori! Cominciai ad urlare, sempre più forte… guardai in direzione di Inuyasha: mi guardava tristemente, ma non riusciva a muoversi… “A-aiu-ta..mi!” gli dissi, una volta realizzato ciò che effettivamente stava accadendo… ma lui non riusciva a muoversi. Di colpo sentii un dolce sollievo alle mie sofferenze; mi rivolsi, con sguardo riconoscente, nella direzione della persona che mi aveva salvata… Kikyo!?! Istintivamente mi ritrassi, ma lei si accostò nuovamente a me, mi guardò dritta negli occhi, poi si girò e disse: “E’ stata soggiogata… è succube del potere maligno che quel feto le conferisce, man mano che cresce, cibandosi della sua anima”. Poi, rivolgendosi a me: “Se porterai a termine la gravidanza, di sicuro morirai, e quel mostriciattolo ucciderà chiunque gli capiti a tiro… Neanch’io riuscirei a fermarlo, una volta nato, poiché possiederebbe anche la tua forza spirituale, oltre alla malvagità di suo padre!” … … … … Le diedi uno schiaffo… non potevo sopportare oltre… non le avrei fatto toccare il mio bambino!
Poco distante da noi si udì un grido: era Sango, era disperata, continuava a gridare e piangere… e non riusciva a smettere di ripetere “ Houshi-sama… houshi-sama… sta… morendo!” Il foro del vento del monaco, infatti, invece di scomparire, si ingrandiva sempre di più. Con le ultime forze rimastegli, Miroku diede uno spintone a Sango, per farla allontanare il più possibile, per evitarle di venire coinvolta nel risucchio della sua kazaana; ma lei, non potendo neanche prendere in considerazione l’idea di perdere il suo amore, si fece nuovamente vicina a lui; prese fra le sue la gelida mano maledetta di lui e la posò sul suo petto, come a volerla scaldare con il suo amore. Lui la guardò languidamente e posizionò l’altra mano sul seno di lei, che, però, glie lo lasciò fare… ormai ne era certa: sarebbe morta con lui! Sango fece per parlare, ma Miroku la zittì con un dito e le disse: “Grazie… ora… posso morire tranquillo.. ora che finalmente ho trovato una donna che mi ama quanto io amo lei…” Le guance di sango si imporporarono lievemente, mentre gli rispondeva: “Non dire sciocchezze…non ti permetterò di morire… non da solo, almeno… Tu, ormai, sei tutto per me… sei la mia famiglia… sei il mio migliore amico… e… sei l’uomo che amo…” Detto questo unì dolcemente le sue labbra a quelle di lui, per accoccolarsi poco dopo fra le sue braccia, aspettando coraggiosamente che la morte li legasse indissolubilmente. Vista la scena Shippo saltò giù dalle braccia di Kaede, con Kirara in braccio, per raggiungere i suoi due amici, ma proprio il demone gatto bloccò il cucciolo, che, per tutta risposta, scoppiò in lacrime… stavano accadendo troppe cose brutte tutte insieme per lui! D’improvviso si sentì un urlo disumano di Inuyasha riecheggiare per tutta la foresta: “ MIROKUUUUUUUUUUU!!!!! SAAANGOOOOOOOOOOOO!!!!!!!! NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!” Ci girammo tutti nella direzione in cui i due, ormai circondati da un vortice di vento, stavano per essere risucchiati. “Non c’è più tempo” disse Kikyo, appoggiando la mano sulla mia cicatrice, che prese vita. “NOOOOOOO! FERMAAAAAAAA!” gridai io istericamente a colei che mi stava torturando. Dopo attimi di terrificante dolore, ritrovai lucidità; aprii gli occhi: il mio bimbo! Il mio bimbo non era più dentro di me… Ora era Kikyo a tenerlo in braccio: un “aborto malvagio”, ecco come lo aveva descritto… Era così piccolo… e non potevo riconoscere in lui neanche un dettaglio che potesse ricondurlo ad un essere umano… non era un feto umano… me ne resi conto solo in quel momento… ma non potei fare a meno di sentirlo mio, e di volerlo coccolare. La situazione, però, era tragica: avevo intuito che la kazaana di Miroku non era scomparsa proprio perché c’era ancora l’essenza primaria di Naraku lì con noi… ma, in quel momento, dovendo scegliere, probabilmente avrei scelto la vita di mio figlio a quella dei miei amici… Ma io ero ancora sotto l’influenza maligna del nostro più acerrimo nemico, e non potevo permettere che accadesse qualcosa di brutto al mio bambino. Mi avvicinai minacciosa a Kikyo, cercando di riprendermi mio figlio, ma lei, con estrema calma, mi fece cadere nuovamente a terra. Mi sporcai completamente di fango, contorcendomi dal dolore nel punto in cui la defunta sacerdotessa mi aveva spinta. Rialzai lo sguardo, per nulla intenzionata ad arrendermi, e, con mia grande sorpresa, vidi il volto di Kikyo rigato dalle lacrime: per la prima volta quella donna mi apparve mossa da sentimenti diversi dall’odio che l’aveva riportata in vita. Girò il volto verso il villaggio, continuando a piangere silenziosamente; mi girai anch’io e… sgranai gli occhi per il terrore, quando vidi il miasma velenoso di Naraku spandersi per chilometri, portato sempre più lontano dalla pioggia che imperversava funesta. Approfittando di quel mio momento di debolezza, la sacerdotessa prese la freccia che ancora tenevo stretta in una mano e disse: “E’ giunto il momento… è giunta l’ora di porre finalmente fine a questa storia… Kagome… sei una ragazza fortunata… avrai tutta una vita davanti a te per rimediare a questa brutta storia… io… ti ho invidiata… perché sei riuscita a far ridere Inuyasha, perché sei riuscita a comprenderlo ed accettarlo, spesso a proteggerlo, ma… soprattutto… sei riuscita a farlo piangere…” e, rivolgendosi al mezzo demone: “Inuyasha… mi dispiace molto di non aver creduto in te… di non averti compreso abbastanza,…e, forse… di non averti amato abbastanza…” Queste ultime parole furono dette in poco più di un sussurro, che io riuscii a captare grazie alla mia vicinanza con la donna, ma che, di sicuro, Inuyasha sentì ben distintamente urlare nella sua testa… e nel suo cuore…
Avendo già capito le intenzioni della miko, infatti, il ragazzo-demone si adombrò e chiamò ripetutamente e sempre più disperatamente il nome della donna a lui tanto cara, finché questa, con un gesto fulmineo, conficcò la mia freccia nel petto del mio bimbo e, con la stessa arma, trafisse il suo cuore, pronunciando le sue ultime parole: “Addio… … ti amerò per sempre, Inuyasha…”
Non appena l’ultimo battito martellò il cuoricino del mio bimbo, il miasma velenoso si dissolse, ed il foro del vento di Miroku si richiuse, lasciando spazio solo ad un’imponente cicatrice. Solo due voci disperate si potevano udire, insieme al crepitio della pioggia, per vari chilometri, unite da un unico dolore: la mia e quella di Inuyasha.
Kaede si prese l’onere di riportare al villaggio i corpi, privi di sensi, del monaco e della tajiya, aiutata da Shippo, ancora singhiozzante e sconvolto, e Kirara.
Inuyasha, dopo un periodo, per me infinito, di tempo, si alzò, mi guardò dritta negli occhi, ormai vitrei, e mi disse che sarebbe andato a vedere le condizioni degli abitanti dei due villaggi più vicini, poiché sentiva odore di morte provenire da lì… Passarono svariati minuti, prima di decidermi ad alzarmi, cogliendo il senso delle parole che il ragazzo mi aveva detto… delle persone erano morte… a causa mia… a causa del mio bambino… mio figlio… … … “AAAAAAAAAAAAAAAAHAAAAAAAAAHAH! UUUHHHHH… UUUUUUUUHHHHHH…” Impazii di dolore, letteralmente, al pensiero di ciò che successe… Sì, mi dissi, sarebbero morti tutti! Tutti! Insieme a me! Mi diressi risoluta al villaggio… era colpa loro se la mia povera creaturina aveva dovuto pagare con la sua vita il loro benessere… il mondo intero sarebbe dovuto esplodere in quell’istante! Entrai nella capanna della vecchia Kaede: l’anziana sacerdotessa era impegnata a cercare di far riprendere i sensi ai due superstiti; ad accogliermi calorosamente fu Shippo che, come al solito, mi saltò in braccio per avere la sua dose quotidiana di coccole e per essere rassicurato un po’; stava piangendo, era preoccupato per me… erano ormai settimane che era in quello stato… Non appena mi sfiorò venni colta da un raptus di follia… nessuno… nessuna avrebbe mai più potuto toccarmi! Lo presi per la gola, tentando, con tutte le mie forze, di strangolarlo; lui era lì, inerme, che passivamente si faceva soffocare, implorandomi di smettere con soli due lucciconi agli occhi, ormai inondati dalle lacrime.
Nessuno si accorse di cosa stavo facendo… solo una presenza, dietro di me, mi fece sobbalzare: “Kagome… cosa stai…” ma non finì di parlare che io mi voltai, in lacrime, senza smettere di torturare il piccolo cucciolo tra le sue mani, e lo rimbeccai: “Sta lontano, Inuyasha! Tanto toccherà anche a te, tra poco!...” Mi girai nuovamente verso il piccolo demone, per terminare la mia opera, ma lo sentii pigolare “Ma…mam-mina…” A quella parola mi ritrassi di scatto da lui… c-che c-cosa stavo… facendo? In quel momento rinsavii e la mia coscienza tornò, per massacrare il mio animo… “CHE COSA HO FATTOOOOOO!!!” Tremavo come una foglia, spaventata da me stessa… e il piccolo Shippo… tossicchiava, un po’ scossa da quello che stavo facendo. Misi le mani davanti al viso e mi scusai ripetutamente… pregando di venire uccisa lì, in quel momento. Mi girai verso Inuyasha, il quale era rimasto incapace di muoversi per lo shock di vedermi così, in quelle condizioni. “VA’ VIA! VA’ VIA ANCHE TU! TANTO LO SO CHE NON PUOI FARE ALTRO CHE ODIARMI… PER AVER UCCISO LA TUA KIKYO! Sigh… sob…sob… SONO UN MOSTRO! SONO UN…” Non riuscii a terminare di parlare: Inuyasha aveva scostato le mie mani dal mio viso e mi aveva abbracciata… Poi, senza neanche avere il tempo per realizzare ciò che era avvenuto, mi sfiorò delicatamente le labbra con le sue… Non appena avvenuto quell’etereo contatto, si materializzò davanti a me il frammento mancante al completamento della sfera… Il frammento richiamò a sé la restante perla, che andò completandosi davanti ai nostri occhi… Immediatamente dopo ci fu un bagliore talmente intenso da far perdere i sensi… un attimo dopo… il silenzio. Kaede irruppe nella stanza agitatissima; Inuyasha le spiegò cos’era accaduto; lei, meditabonda, si adombrò, quindi chiese il parere di Myoga; si scambiarono solo qualche parola, trovandosi immediatamente d’accordo sul motivo che aveva potuto scatenare una tale reazione nella sfera. Dopo un momento di incertezza, finalmente decisero di darci delle spiegazioni: “Il motivo per il quale la sfera ha avuto un tale aumento di attività è dovuto semplicemente al fatto che la leggendaria lotta combattuta al suo interno… si è conclusa, facendo perdere completamente i poteri maligni all’oggetto: Midoriko ha vinto!” Fu Kaede a parlare, emozionantissima: lo sforzo di tutti i protettori della sfera ed il sacrificio di sua sorella, oltre a tutte le vittime dei villaggi di quella zona e, ovviamente, l’immensa sofferenza di Inuyasha, Sango, Miroku e Shippo, oltre che alla mia, non erano stati vani!
Non appena appresi la notizia della fine della malvagità della sfera, mi addormentai, esausta ed ancora dolorante, per risvegliarmi solo due mesi dopo, nella mia epoca.

Edited by Poldy^_^ - 2/4/2005, 16:49
 
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Poldy^_^
view post Posted on 2/4/2005, 15:50




3 capitolo

Finalmente, dopo quasi un anno da quegli eventi, riuscii a tornare nell’era Sengoku, non senza sforzi ed esitazioni. Mi aspettava ancora la parte più difficile: dovevo scusarmi con tutti i miei amici, per tutto quello che, seppur inconsapevolmente, gli avevo fatto… Primo fra tutti il piccolo Shippo…
Attraversai il pozzo mano nella mano con Inuyasha: sapevo che, con lui vicino, sarebbe andato tutto per il meglio. Non mi staccai da lui per tutto il viaggio, fino all’albero sacro, fino al villaggio, fino alla capanna della vecchia Kaede… Non sapevo come fare per affrontare quella situazione, che mi sembrava ingestibile, senza far soffrire qualcuno… pensai che in fondo, per tutti loro, la vita senza di me doveva essere sicuramente migliorata… ma, quando sentii la mano del mio amore aumentare la stretta della mia, tutti i miei pensieri persero di consistenza, convincendomi ad entrare.
Una volta varcata la soglia della capanna, venni travolta da un’ondata di buon umore d’accoglienza: Kaede, ancora indaffarata con pozioni ed unguenti, lasciò cadere tutto e mi corse incontro, abbracciandomi affettuosamente; Miroku, come una furia, si parò dinanzi a me, facendo finta di inciampare in una tavola del pavimento, per finire dritto dritto con le mani… sul possente petto del mezzo-demone, che, in previsione di un tale gesto, si sostituì a me, dando un colpo in testa a quel “bonzo pervertito”, al quale si aggiunse un nuovo bernoccolo, causato da un colpo decisamente ben assestato dell’ hiraikotzu di Sango, la quale, seppur faticosamente, si avvicinò a me abbracciandomi forte e piangendo commossa nel vedermi così in salute. Non potei non notare la causa dell’affanno della mia amica: aveva un pancione che sembrava una mongolfiera! “Saranno almeno due” disse l’anziana sacerdotessa, osservando la forma e la grandezza del ventre della ragazza… “Complimenti, Sango-chan! Sono davvero contenta per te! E complimenti anche a te, Miroku-sama! So che sarai un padre eccezionale…” Già… un padre e una madre esemplari… il mio sguardo si rabbuiò un istante, ma questo non sfuggì allo sguardo attento di Inuyasha, che mi circondò la vita con un braccio e mi baciò la fronte per consolarmi; lo guardai ringraziandolo con gli occhi, e lui mi capì al volo… “Sbaglio o manca qualcuno?” domandò fintamente stizzito il mezzo spettro, alludendo chiaramente al piccolo kitzune… Chiamato in causa, questi si fece largo tra la folla di persone giunte a salutarmi, e, tra i singhiozzi, mi si gettò al collo, baciandomi piangendo. Scoppiai in lacrime anch’io, e mi inginocchiai a terra, con ancora tra le braccia il piccolo. “Scusami Shippo, perdonami… io… non ero in me… non avrei mai voluto farti del male… perdonami… perdonami…” Ma il cucciolo mi fece una domanda che mi spiazzò: “Kagome, p-posso c-chiamarti… mamma? Ho chiesto il permesso alla mia mamma e al mio papà di chiamare mamma e papà te e Inuyasha… e loro mi hanno detto che sarebbero molto contenti se voi voleste… ecco… educarmi e crescermi come figlio vostro… e anch’io lo voglio! Ti prego…” A sentire quelle parole io e Inuyasha ci guardammo in viso con gli occhi sbarrati per la sorpresa e completamente rossi per l’imbarazzo!!! Ma Shippo era disperatamente serio nella sua richiesta, e continuava a torturare la manica del mio maglione e quella dell’haori del suo nuovo papà… Entrambi annuimmo con la testa, non avendo il coraggio di trovare parole per rispondere! Subito il piccolo si aggrappò al neo papà intimandogli di giocare con lui, dato che d’ora in avanti sarebbe stato considerato suo figlio… purtroppo per lui, Shippo non ponderò bene la scelta del papà, perché Inuyasha, ancor più bambino di lui, gli assestò un fragoroso pugno in testa… con quel “cagnolino”, il povero Shippo avrebbe avuto non poco filo da torcere…
Pochi giorni dopo Sango e Miroku si sposarono, per vedere, poche ore dopo, venire alla luce due splendidi bimbi… due maschietti… “Speriamo che non prendano dal papà…” sentenziò Inuyasha, guardandoli scalciare fra le braccia di una bellissima Sango. “Non preoccuparti, Inuyasha”, rispose quella, “sono sicura che con i miei metodi educativi – prese in mano il suo fedele boomerang – mio marito non avrà nessuna influenza negativa su di loro!” Uno scoppio di risa argentine dilagò nella capanna, mentre Miroku cercava di ribattere ciò che sua moglie “aveva osato dire di lui”.

Sono passati quattro anni da allora, ed io non sono più andata via dalla Sengoku Jidai… anche le mie visite a casa con Inuyasha sono diventate sempre più rare e brevi, perché, ora, … io ho una famiglia, … ed una bellissima bimba, nata dall’amore tra me ed Inuyasha… E’ veramente una bambina buffa… caparbia, testarda, a volte impertinente, e anche un po’ arrogante! Ha appena tre anni, ma mi sembra di dover combattere con due mezzi demoni, uno clone dell’altro… eh sì! E’ proprio identica a suo padre, quella peperina! Meno male che suo fratello Shippo non la perde mai di vista! Così io posso rilassarmi, ogni tanto, e godermi i bellissimi tramonti di quest’epoca, accoccolata al mio Inuyasha, sul ramo più alto dell’imponente Goshinboku…
La mia fortuna più grande è stata quella di trovare queste persone meravigliose che sono i miei amici e la mia famiglia. Li ringrazio tutti di cuore: Kaede, Myoga, Kirara, Sango e Miroku, Shippo e… Inuyasha, grazie al quale ho potuto dare alla luce la cosa più importante della mia vita: la mia bambina, Kikyo…… Kikyo, in ricordo di una donna eccezionale, che, grazie alla sua forza e al suo immenso coraggio, è riuscita a salvare il villaggio, Sango e Miroku, Inuyasha… e… me.
FINE
 
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2 replies since 26/3/2005, 14:34   395 views
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